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«Penati si faccia processare. Se no Bersani dovrà spiegare come l’ha scelto»

martedì, agosto 30, 2011

DEMOCRACK · Civati: la verità serve a Bersani, che è il nostro candidato premier. un’espulsione non assolve il Pd: a Milano e Roma non era un marziano

di Daniela Preziosi

«Filippo Penati rinunci alla prescrizione, fornisca ai giudici e a tutti noi una verità spendibile. E speriamo che sia innocente.Ma il Pd non può chiudere la vicenda con un’espulsione. Troppo facile: in Lombardia
Penati non è unmarziano. E neanche a Roma». Pippo Civati, consigliere regionale, a Milano è forse il piddino più lontano da Filippo Penati, politicamente parlando. Stile personale, gestione del potere, leghismo «democratico» da sceriffo: tutte cose che l’ex rottamatore – che è dell’area Marino – gli contesta da sempre. Ieri, dalla festa di Ferrara, anche Bersani ha chiesto a Penati di rinunciare alla prescrizione.
«Ha fatto bene», dice Civati. «Anche perché non mi piace la fretta di liquidare l’ex presidente della provincia da parte del gruppo dirigente, regionale e nazionale. Troppo comodo dire: ha sbagliato lui, il partito non c’entra».

Perché?

Sento pronunciare parolemolto dure da chi fino a ieri gli era molto vicino. Penati è stato presidente della provincia, poi ricandidato, poi candidato alla regione a nome di tutto il centrosinistra. E le voci in dissenso sono state pochissime. Il gruppo dirigente del Pd lombardo e quello milanese in particolare ha condiviso con Penati un lungo percorso. Penati non è un passante: è stato decisivo sulla politica e anche sulla scelta dei dirigenti.

Cosa dovrebbe fare il Pd?

Intanto un esame di coscienza. Speriamo che sia innocente, ripeto. Se no le spiegazioni non le deve dare solo lui. La priorità assoluta del Pd è aprire un’offensiva anche legislativa sulla corruzione. Fare una battaglia per cancellare la prescrizione breve, ammettere che la corruzione ti arriva fino in casa se nonmetti nel paese gli anticorpi giusti.

In questo momento sarebbe credibile?

È complicato, ma bisogna dare un segnale subito ai nostri elettori, un salto di qualità su questo tema, fuori e dentro il partito. Altrimenti la campagna del ’tutti uguali’, aiutata anche dai giornali che stanno soffiando sul fuoco, finirà per travolgerci. Bersani deve fare qualcosa, non basta dichiararsi amareggiato e soddisfatto del ’passo indietro’ fatto da Penati.

Penati era a suo modo un modello politico. Non piaceva a tutti, soprattutto a sinistra. Ma nel Pd piaceva molto.

Ame non piaceva e notoriamente non c’è stata mai simpatia fra noi. Ma il punto oggi è la responsabilità politica, una cosa che va presa sul serio. Questa vicenda, al di là persino dei reati presunti dai pm, parla di un modo di concepire il potere, la politica, le relazioni. Se condanniamo lui nel Pd torna tutto a posto? Neanche per sogno. E a chi oggi dice in soldoni ’via il delinquente, il partito è sano’ , chiedo: fin qui nessuno si era accorto che c’era intorno a lui un sistema di potere? Quei quattro che lo dicevano, nel Pd, erano pazzi? Anche perché se lui non è innocente succederà che che imassimi livelli Pd dovranno dare alcune risposte.

Anche il segretario Bersani?

Ripeto per la terza volta:mi auguro che presto Penati accetti di chiarire tutto. La scelta di rifiutare la prescrizione è nelle sue mani, ma non è una cosa che riguarda solo lui. È stato a lungo l’uomo di fiducia di Bersani. Se restano delle zone opache, sarà poi il segretario Bersani a dover spiegare come e perché lo ha scelto.Operché, quasi peggio in termini di responsabilità politica, non si è accorto che c’erano queste opacità.

Il segretario è il nostro candidato premier e deve essere al di sopra di ogni sospetto, quel sospetto che alcuni giornali stanno provando a inculcare negli italiani: né Berlusconi né Bersani,meglio il Montezemolo di turno.
Che questo processo questo processo si svolga è nell’interesse di tutti noi. A partire proprio dal segretario.

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